Vendere su Wallapop: quando serve la Partita IVA e quali tasse pagare?
- 30 gen
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Negli ultimi anni, Wallapop è diventata una delle piattaforme più popolari per vendere oggetti di seconda mano in Italia. Tuttavia, con l'entrata in vigore delle nuove normative fiscali, molti venditori si chiedono se sia necessario pagare le tasse sui guadagni ottenuti e, in alcuni casi, se sia obbligatorio aprire una Partita IVA per Wallapop.
Le recenti disposizioni impongono alle piattaforme di vendita online di comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati dei venditori che superano determinate soglie di transazioni o guadagni. Non tutti i venditori sono soggetti a tassazione, ma se le proprie attività su Wallapop risultano continuative e superano certi limiti, potrebbero emergere obblighi fiscali e contributivi.
Scopriamo quando la vendita su Wallapop è soggetta a tassazione, quali sono le soglie da rispettare e cosa succede se non si adempie agli obblighi previsti dalla legge.
Wallapop e fisco: quando la vendita diventa un’attività abituale?
Non tutti i venditori su Wallapop devono preoccuparsi di tasse e Partita IVA. La normativa distingue tra due categorie di venditori:
Venditori occasionali: chi vende sporadicamente oggetti personali usati e non supera determinate soglie di transazioni non ha obblighi fiscali.
Venditori abituali: chi effettua vendite regolari e frequenti può essere considerato un vero e proprio commerciante e deve quindi rispettare le norme fiscali.
Ma qual è il limite oltre il quale una vendita occasionale su Wallapop si trasforma in un’attività commerciale vera e propria?
La legge stabilisce che chi supera 30 vendite in un anno solare o guadagna più di 2.000 euro annui dalle vendite su Wallapop è tenuto a compilare un modulo con i propri dati personali o aziendali.
Inoltre, se il reddito generato supera 5.000 euro annui, scatta l’obbligo di apertura della Partita IVA, con il conseguente pagamento delle relative imposte e contributi previdenziali.
Quali dati vengono comunicati all’Agenzia delle Entrate?
Le piattaforme di vendita online, tra cui Wallapop, hanno l’obbligo di trasmettere i dati dei venditori all’Agenzia delle Entrate. Nello specifico, devono essere comunicati:
Nome, cognome, data di nascita, indirizzo e codice fiscale o Partita IVA (se presente).
Ragione sociale e numero di identificazione fiscale (per chi vende con un’azienda).
IBAN collegato all’account e dati relativi ai pagamenti ricevuti.
Queste informazioni vengono raccolte e inviate entro il 31 dicembre di ogni anno all’amministrazione fiscale del Paese di residenza del venditore.
Vendere su Wallapop senza Partita IVA: quando è possibile?
La vendita occasionale di oggetti usati su Wallapop non è soggetta a tassazione e non richiede l’apertura della Partita IVA se si rimane sotto le soglie di 30 vendite annue o 2.000 euro di guadagni.
Se si superano questi limiti, è necessario compilare il modulo di comunicazione, ma non significa automaticamente che si debba aprire una Partita IVA. Tuttavia, se il reddito generato supera i 5.000 euro annui, la vendita non è più considerata occasionale e diventa obbligatoria l’apertura di una Partita IVA e la dichiarazione dei redditi.
Cosa succede se non si rispettano le regole fiscali su Wallapop?
Chi non rispetta gli obblighi fiscali rischia sanzioni per evasione fiscale. L’Agenzia delle Entrate utilizza i dati ricevuti per individuare chi vende abitualmente senza dichiarare i redditi.
Le sanzioni possono includere:
Multe per mancata dichiarazione dei redditi da vendite online.
Accertamenti fiscali sui movimenti bancari e sulle transazioni effettuate su Wallapop.
Obbligo di pagamento delle imposte arretrate, con possibili interessi e sanzioni aggiuntive.
Per evitare problemi, è importante conoscere e rispettare le normative, soprattutto se si vendono frequentemente articoli su Wallapop.
Conclusione
Se utilizzi Wallapop per vendere oggetti usati occasionalmente, non devi preoccuparti di tasse o Partita IVA, a meno che non superi le soglie stabilite dalla legge.
Per chi vende regolarmente e guadagna oltre 5.000 euro all’anno, è invece necessario aprire una Partita IVA e dichiarare i redditi derivanti dalle vendite. Le nuove normative fiscali puntano a contrastare l’evasione fiscale e rendere più trasparente il commercio online.
Se hai dubbi sulla tua posizione fiscale, è consigliabile rivolgersi a un commercialista per ricevere una consulenza personalizzata e evitare problemi con il Fisco.